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Ci dicono “sei troppo”! Eppure non siamo mai abbastanza… O invece si?

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Sei troppo grass*, sei troppo magr*, sei troppo intelligente, sei troppo “legger*”, sei troppo sensibile, sei troppo rigid*…insomma, in generale, sei troppo!

Le critiche sono infinite, è impossibile debellarle, e noi continuiamo a soffrirne. E allora? L’unica via percorribile è quella di lavorare sul meccanismo di fondo.

Partiamo quindi da una domanda: quali sono i motivi, gli atteggiamenti, per cui accettiamo che ci vengano dette determinate cose e che ci trattino in un certo modo?

Perché se è vero che da un lato c’è qualcuno che ci critica, è altrettanto vero che dall’altro c’è chi si fa criticare. È un gioco tra le parti, chi lo dice e chi se lo fa dire. Un gioco davvero doloroso.

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Ecco 3 motivi che sicuramente influiscono sul nostro rapporto con le critiche:

  1. Poca o bassa autostima di noi.
    Se non siamo mai stati stimati, o lo siamo stati poco per le nostre qualità, allora siamo più facilitati a pensare di non averne affatto. In altre parole, a forza di non esserci sentiti stimati dalla famiglia ci siamo abituati alla disistima. Con la conseguenza che chiunque può criticarci, anche in “malomodo”, e noi lì a farglielo fare… tanto siamo abituati!
    E quindi diventa: “tutti mi possono dire tutto, ed io sto”.
    Abbiamo imparato che anche la critica è amore.
  2. Anche questo motivo ha radici profonde, risalenti nella nostra storia di vita.
    Abbiamo ricevuto fin da piccoli sempre molte critiche e alla fine ci siamo abituati a sentirci squalificare.
    Ma non solo, da piccoli infatti impariamo anche l’amore, ce lo insegna la famiglia! E se la nostra famiglia ci ha trasmesso che anche criticare e punzecchiare è amore, che in fondo la critica è volta a “stimolare”, che è per il nostro bene, allora per noi sarà così. E quindi, per salvare l’amore familiare, abbiamo imparato che anche criticare è amore, ed essere criticati in qualche modo è anche essere amati.
    E così continuiamo a farci criticare pensando che in fondo dietro ci sia un “mi vogliono bene”.

    ATTENZIONE! Come questi due atteggiamenti influiscono sul lato passivo, ovvero di chi si fa criticare, fanno altrettanto da quello attivo, cioè di chi critica. Infatti è molto probabile che se sono stato sempre abituato che la critica è amore, è stimolo, è “normale”. Se sono stato costantemente criticato nella mia vita, allora è facile che la critica sia diventato un tratto fortemente presente nel mio carattere e che sia addirittura l’unico modo che conosco per parlare.

  3. Un nostro tratto caratteriale “narcisistico”.
    Le critiche hanno una presa particolare su di noi e ci colpiscono nel profondo se ci siamo messi in testa di voler e dover per forza piacere a tutti.
    In questo caso infatti, quando qualcuno ci critica, “aggancia” il nostro tratto narcisistico per cui non possiamo accettare di non piacere e di non essere i migliori, e di conseguenza ci “stimola” a dover fare qualcosa in quella direzione.
    Ed il nostro imperativo (sbagliato) diventa:
    “Devo essere come dice lui/lei, così gli/le piacerò”.
    E la conclusione qual è?
    Che cambiamo, ci plasmiamo su quelle che crediamo siano le volontà dell’altro e alla fine non andiamo bene lo stesso!

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E allora, in tutti e tre i casi valgono 2 regole per cui:

  • Chiunque dice qualcosa su di me ha ragione.
    Sono io quell* sbagliat*.
    Gli altri giusti.
  • Non solo, siccome vale anche sempre che “devo essere buon* per essere amat*”, diventa anche:
    Io sono buon*. Io cambierò.

Ma per cosa? Per chi? Qual è il premio finale?

Se fossimo in matematica e l’equazione fosse “io cambierò = tu mi amerai” allora, forse, potrebbe funzionare l’idea di uniformarsi alle critiche e diventare “come tu mi vuoi”. Forse.
Ma non siamo in matematica, e l’equazione non regge, anzi! La faccenda diventa: “io sono buon*, io cambierò, io diventerò come vuoi tu”… e le critiche continueranno, sempre e comunque. Non sarà mai abbastanza, ci sarà sempre qualcosa che non va.

A questo punto voglio fare con te due considerazioni finali.

  • Questo continuo “gioco” amore=critica, NON è utile. E ne è la prova il fatto che non finisce mai.
    “Io ti critico perché ti voglio bene, ti amo”, “ Io mi faccio criticare e nel frattempo cambio per te, per piacerti così mi amerai”…e invece non basta mai!
  • Se qualsiasi cosa fai comunque non va bene… il problema non sei tu. È l’altro.

E allora, smettiamo di credere che gli altri hanno sempre ragione e noi siamo sempre sbagliati, basta cambiarci e plasmarci per forza a seconda delle idee di qualcun altro, impariamo piuttosto ad avvicinarci a noi e ad essere sempre un po’ più noi stessi. Impariamo ad uscire dalle critiche del “sei troppo”, e per farlo ricordiamoci e ripetiamoci sempre che:

  1. L’ultima campana che suona NON ha sempre ragione. Gli altri NON hanno sempre ragione.
  2. Amare non è criticare.
  3. Essere amati non è essere criticati.
  4. Se fa piangere più di quanto fa sorridere, non è amore.

E se ti senti perennemente criticat*, se pensi di non essere mai giust*… scappa. Non cercare di capire di più, di adattarti, di risolvere. Di vedere “se migliora”.

Cerca l’amore dove c’è.

E ti assicuro che non c’è dietro al “sei troppo”.

Trovi qui un paio di link utili sul tema:

Visita il mio profilo Instagram e guarda tra le storie in evidenza “Sei troppo”.
Una TEDx Talks.