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Che cosa ci rende felici? Una ricerca di Harvard prova a dare una risposta

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Cosa rende “felice” una vita?

  • I soldi?
  • La fama?
  • L’amore delle favole?
  • La casa con piscina di Hollywood?

Tutte queste cose sicuramente aiutano! Ma per arrivare a conquistarle bisogna partire dalle basi.

Perché la felicità non è avere tutto, subito e perfetto. E’ la libertà di scrivere e riscrivere il nostro percorso. Di cambiarlo se lo sentiamo stretto, di batterci e faticare per le cose in cui crediamo e che vogliamo realizzare.

La felicità è impegnarsi nelle relazioni e negli affetti che ci riempiono il cuore e la vita.
Proprio su questo Harvard ha condotto una ricerca durata 75 anni (trovi in fondo all’articolo la TEDx talk completa), probabilmente la più lunga ricerca sulla felicità portata avanti, che merita uno sguardo.

È stata condotta su un totale di 724 uomini seguiti per 75 anni, tutta la loro vita praticamente. Alcuni sono diventati impiegati, altri avvocati, uno un presidente degli USA. Qualcuno invece ha abusato di droghe ed alcool, una piccola parte ha avuto problemi psichiatrici. Qualcuno ha scalato la società dal gradino più basso a quello più alto, qualcuno esattamente l’opposto. qualcuno (circa 60), alla veneranda età di 90 e più anni, è ancora vivo.
Il monitoraggio è avvenuto per tutti questi anni, tramite un questionario a cadenza biennale, confrontando ed analizzando il quadro clinico di ognuno (radiografie cerebrali, analisi del sangue, del colesterolo), avendo incontri diretti con figli, mogli e amici.

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E cosa è emerso?

3 lezioni sulla felicità.

  1. Le relazioni sono fondamentali.

    Lo studio ha mostrato chiaramente l’importanza di avere rapporti interpersonali. Infatti coloro che avevano alle spalle una cerchia di amici, parenti e familiari, erano notevolmente più felici e soddisfatti rispetto agli altri. E questo dato ha fatto emergere anche il rovescio della medaglia, la solitudine. Si è dimostrato infatti come la solitudine porti ad un declino precoce delle attività cerebrali e ad una vita più breve, rispetto alla vita vissuta in compagnia.

    La vicinanza, l’affetto, è vita.

  2. Le buone relazioni sono fondamentali.

    Ma la verità è che possiamo essere soli anche in mezzo alla folla o in un matrimonio, quindi (e qui il secondo insegnamento) non è importante avere molti amici, conoscenti, colleghi o una famiglia. Ciò che conta non è la quantità di relazioni che creiamo, quello che fa davvero la differenza è la qualità di questi rapporti. Guardando indietro, nelle vite dei soggetti studiati, gli scienziati si sono concentrati sulla qualità delle relazioni interpersonali. Ed è emerso subito come chi intorno ai 50 anni aveva vissuto una buona situazione familiare, chi era soddisfatto del proprio rapporto, fosse risultato molto più longevo e felice di coloro i quali avevano vissuto rapporti conflittuali. Anzi, i conflitti sono risultati addirittura più dannosi dei divorzi in alcuni casi!

    E badiamo bene, avere rapporti sani e di qualità non significa non litigare mai, anzi!

    Discutere è un momento molto costruttivo, se sfruttato nel modo giusto! Bisogna stare attenti però ai conflitti fini a se stessi, carichi di rabbia e risentimento, per nulla costruttivi che ci indeboliscono e ci levano energie.

    E così veniamo al vero insegnamento.

  3. Le buone relazioni proteggono il nostro cervello.

    È stato dimostrato che avere il sostegno di persone care, poter contare sul supporto di qualcuno nel momento del bisogno rende la memoria più nitida e duratura. Al contrario, chi non può vantare la fortuna di avere qualcuno su cui contare nelle difficoltà è più soggetto ad un declino cerebrale più rapido. Le relazioni conflittuali infatti sono dannose per la nostra salute, ci affaticano e ci rendono più pesanti situazioni già fisiologicamente dolorose (come i piccoli ed inevitabili acciacchi della vecchiaia).

    Dunque per essere felici è importante costruire relazioni di qualità!

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Ma allora perché sembra così facile e difficile allo stesso tempo essere felici?

Tornando ai punti iniziali, da un lato probabilmente perché spesso diamo più importanza a raggiungere il prima possibile dei traguardi tangibili, ci focalizziamo su obiettivi che si possano “toccare” e quantificare (lavoro, fama, soldi). Dall’altro quando ci confrontiamo in delle relazioni ci spaventiamo, perchè disordinate, complicate, a volte dolorose e non perfette come le immaginiamo. Ed in entrambi i casi aspettiamo che sia tutto esattamente al posto giusto prima di dire: “sono felice”… e alla fine non lo diciamo mai, perché è impossibile che sia tutto sempre al posto giusto! Perché non proviamo allora ad accettare che la nostra felicità ce la possiamo costruire passo dopo passo, autodeterminandoci. Scegliendo, un giorno dopo l’altro e traendo soddisfazione dalle nostre scelte.

  • Chi l’ha detto che non si può cambiare una situazione “scomoda”? Che non si può uscire da un rapporto che ci rende più tristi che felici? Che non possiamo muoverci per cercare un lavoro più stimolante?

Impariamo che la felicità non è “va tutto bene, sempre”.

La felicità è soprattutto “lavoro su di me, mi curo di me, scelgo per me. Decido io la direzione da dare alla mia vita”.