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3,2,1… Si parte! – Vietato dire: “Ho perso la speranza”

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Ok, siamo al principio di un nuovo anno… e soprattutto di nuovi giorni.
E nuovo giorno significa:

  • nuovi progetti;
  • nuove idee;
  • nuovi cambiamenti;
  • nuove speranze.

Proprio come delle macchinine, ci prepariamo a mettere nuova benzina, mettiamo nel cofano il bagaglio di esperienze accumulate fino ad oggi, ci diamo una bella lucidata… e siamo pronti a percorrere le nuove strade che ci troveremo davanti!

Solo che, cammina cammina, ad un certo punto incontriamo una buca. Vabbè, poco importa, riusciamo ad aggirarla abbastanza facilmente. Poi ci attraversa la strada un gattino… ok, ci fermiamo un attimo e lasciamo che attraversi incolume. Ecco, poco più in là scorgiamo un albero caduto che ci ingombra la strada, poi una strada piena di sassi, poi un lago… insomma, tutti i buoni propositi si bloccano, e istintivamente ci viene di dire “basta, io ci rinuncio. Ho perso la speranza!”.

EH NOO!

È proprio questo il punto! La speranza non è una cosa che può caderci dalla tasca, svicolare fuori da un cassetto o prenotare un biglietto per volare da sola ai Caraibi (anche perché in tal caso sarebbe molto scortese a non portarci con lei). No, la speranza è qualcosa che abita dentro di noi, che siamo noi a dover coltivare e che sta a noi tenere sempre ben illuminata.

Può capitarci si, di affrontare dei periodi particolarmente difficili, intensi e stressanti, ma non dobbiamo mai sottovalutare le nostre risorse interne ed il nostro dialogo con noi stessi… possiamo imparare un sacco di cose!

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E quindi, ad esempio, quando sentiamo di non avere più speranza (di cambiare lavoro, di fare pace con un amico, di riuscire a trovare un accordo con il marito o la moglie, di andare d’accordo con la suocera, di volerci bene…), iniziamo a coltivare l’idea di poter ritrovarla coltivando l’impegno e la capacità di determinare la nostra realtà.

Più nello specifico, impariamo a familiarizzare con il c.d. “luogo del controllo (locus of control)”, un concetto teorizzato nel 1954 dallo psicologo Julian B. Rotter.

Secondo questa teoria il locus del controllo equivale al punto in cui credo sia la responsabilità di ciò che vivo, e quindi ci può essere:

  • un LOCUS INTERNO: per cui siamo portati a ricondurre successi ed insuccessi a capacità personali, e a credere che ogni azione abbia delle conseguenze, per questo dipende da noi il mutare degli esiti.
  • Un LOCUS ESTERNO: per cui crediamo che le conseguenze di alcune azioni siano dovute a circostanze esteriori (l’albero che cade o il gatto che attraversa), per questo le cose che accadono nella vita sono fuori dal nostro controllo e le azioni messe in atto sono il risultato di fattori non gestibili, come il destino e la fortuna. Se rientriamo in questa seconda categoria, tenderemo ad incolpare gli altri piuttosto che noi stessi per i risultati non soddisfacenti ottenuti.

Ecco, molto spesso, nelle situazioni difficili, quelle che ci sembrano senza speranza, tendiamo a far prevalere il locus esterno, perdendo quello intero. Per cui, è colpa degli altri se qualcosa non va, è colpa delle stelle, dei pianeti, dei tarocchi!

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E se invece provassimo a fare delle modifiche al nostro percorso? Se provassimo a cambiare strada e a percorrerne una più consapevole e intenzionale? Magari al posto di un albero troveremmo un fiore da evitare!

  • È difficile modificare determinati aspetti della vita, è vero, ma possibile. È un percorso lento, faticoso, costoso, che richiede energia e attenzione, ma che vale la pena di intraprendere.

Come?

  • Per prima cosa iniziando a ragionare su delle “MICRO ISOLE DI PIACERE” e non più solo su dei macro progetti universali! È importante partire dal piccolo per arrivare al grande!
    E quindi, iniziamo a dedicare 3-5-7-10-15 minuti a noi stessi appena possiamo.
    Creiamo uno spazio nostro, in cui facciamo qualcosa che ci piace e che ci fa sentire bene.
  • Oppure inseriamo delle piccole routine di piacere nelle nostre giornate. Se ad esempio abbiamo un amico/a o un collega al lavoro con cui stiamo particolarmente in sintonia, potremmo decidere di andare a pranzo insieme prenotando una volta per uno un posto che ci piace, o regalarci ogni mattina un cioccolatino!
    Così come potremmo decidere di creare una nostra personale routine serale, fatta magari di una doccia (o un bagno) calda, una buona tisana rilassante ed un buon libro, così da svegliarci la mattina riposati e coccolati.
    O invece decidere di fare un po’ di esercizio la mattina per affrontare la giornata con più energia.

Insomma, prima di arrenderci e di urlare ai 4 venti di aver perso le speranze, proviamo a riconnetterci con il locus interno e a prenderci la responsabilità delle nostre azioni (o non azioni). Proviamo a decidere noi la direzione dei passi che muoviamo e proviamo ad aiutarci con micro atti di piacere e consapevolezza.

P.S. Se il malessere è davvero soffocante, e pensi di avere bisogno di un aiuto in più, allora non c’è nulla di male o di vergognoso nel chiedere l’aiuto di un terapeuta… e di questo parleremo un’altra volta!

Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza.
Seneca

Per approfondire l’argomento: